METAMORFOSI

All’inizio, lui non ne era consapevole. Da ragazzo credeva fosse solo una sensibilità esagerata, un cuore che batteva troppo forte davanti a un’emozione, qualcosa di cui vergognarsi. Ma con il tempo ha imparato a riconoscere che in lui c’era un dono: un modo di sentire che andava oltre le parole e i gesti più evidenti. Lo ha capito piano piano, finché non è diventato parte di lui.

È nato con un dono che pochi possono comprendere e immaginare: riesce a percepire i pensieri degli altri, a leggerli negli occhi, a cogliere le vibrazioni che scivolano dalla pelle e si perdono nell’aria. Ogni sguardo, ogni parola non detta, ogni gesto trattenuto gli appare come un frammento di un racconto più grande, un segreto che gli altri portano dentro ma che a lui non può sfuggire.

Eppure, questo privilegio è una lama a doppio taglio. Creare un legame autentico è più difficile di quanto sembri, perché il suo cuore si apre come una porta senza chiave, pronto ad accogliere ciò che gli altri tengono nascosto. In quell’apertura, luminosa e fragile, nasce una connessione che a volte brucia, altre consola.

Perché ciò che sente non sono solo parole o sguardi, ma la verità nuda che gli altri, per paura o pudore, non vogliono confessare nemmeno a sé stessi. Quando qualcuno lo abbraccia, lui avverte l’eco dei loro desideri inespressi. Ma è nell’incontro delle labbra che tutto si intensifica: non c’è solo il bacio, è un istante in cui si trasmettono cose che le parole non sanno dire. È un “ti voglio bene” sussurrato senza voce, un “ti sento” che nasce da un respiro e si ferma in un battito.

In quei momenti, il suo corpo vibra come uno strumento accordato alla verità, ogni bacio è una confessione, ogni carezza un patto che non conosce menzogna. La musica, tutta la musica, ha su di lui lo stesso effetto. La melodia accarezza l’anima, il ritmo parla al cuore, i suoni scorrono come un fiume portandolo in spazi astratti.

Le note si trasformano in immagini: un ballo dei ricordi più belli in una sala dorata, un addio sussurrato e sofferto si volatilizza nell’aria, la speranza che nasce magicamente nell’abbraccio tra due melodie. Le sue mani, seguendo l’energia potente che esonda, si muovono decise, trasformando ciò che suggerisce la musica in parole, come se la bellezza fosse un fiume che scorre e lui, in quel momento, l’unico in grado di raccontarlo.

Le lacrime, che in quei momenti non si trattengono, diventano ingredienti irrinunciabili per poter tradurre in parole ciò che esce dal cuore: un linguaggio che pochi sanno comprendere, ma che per lui è essenziale verità.

È così lui continua a camminare per le strade dell’esistenza ostaggio consapevole della sua sensibilità, a volte un peso difficile da sostenere, altre un dono luminoso da cavalcare. Costantemente alla ricerca di qualcuno che riesca a vedere ciò che lui vede: che sappia apprezzare la delicatezza che si nasconde dietro i silenzi, la forza che si cela nelle fragilità.

Qualcuno che non abbia paura o disagio incontrando un cuore tanto aperto , di un legame che, più vulnerabile, può rivelarsi più prezioso di qualsiasi altro. E in questa instancabile ostinata ricerca, lui non smette di sperare. Perché, anche se ciò che percepisce spesso lo isola, sa che attraverso l’abbraccio giusto o uno sguardo leale e capace di comprendere, la sua sensibilità troverà finalmente un’eco.

E allora, forse, quel dono smetterà di essere una condanna, diventando ciò che dovrebbe essere, una chiave utile a eliminare qualsiasi maschera.

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