Sull’inganno, la prevaricazione e la consapevolezza

Può accadere, nella vita, di commettere più volte lo stesso errore: di concedere fiducia dove non dovrebbe esserci spazio per la leggerezza, e di ritrovarsi accanto persone pronte ad approfittarsene con sorprendente naturalezza, come se il tradimento fosse una forma d’intelligenza.

Ciò che rende possibile questo genere di dinamiche è, da un lato, la difficoltà (o forse l’ostinazione) nel voler vedere sempre il meglio delle cose, nel voler credere che ogni storia abbia in sé un possibile lieto fine. Una disposizione d’animo che, credo, nasce da un certo livello di coscienza e sensibilità, che non tutti possiedono allo stesso modo.

Dall’altro lato, c’è invece chi agisce spinto da un bisogno compulsivo di affermare se stesso, di apparire, di avere il controllo.

“Chi è pronto a tutto per raggiungere il proprio scopo ha già rinunciato alla propria dignità”, scriveva Hannah Arendt.

È in questa volontà di sopraffazione che si annida la più bieca prevaricazione: il bisogno di mostrarsi diversi da ciò che si è veramente, di imporsi al di là di ciò che la realtà oggettivamente consente. Spesso è l’invidia a muovere certi comportamenti: il bisogno di sembrare ciò che non si è, soprattutto ciò che si desidererebbe essere, ma senza possederne la sostanza, i valori, le qualità reali.

Nel tempo, l’inganno diventa sempre più difficile da mascherare. Il comportamento scorretto, il raggiro reiterato (verso un collaboratore nel lavoro, un conoscente o, nei casi peggiori, un amico) viene a galla con tale chiarezza che nemmeno l’intervento di una figura esterna, terza e imparziale, può impedire il peggiore degli esiti.

“Nessuno è più odiato di chi dice la verità.” spiegava Platone.

La verità, infatti, ha il potere di rompere equilibri apparenti, di smascherare intenzioni, di far emergere con forza ciò che si è cercato a lungo di coprire con la finzione.

È per questo che diventa essenziale non perdere mai il contatto con la propria dignità, e rimanere connessi alla propria capacità di valutare gli interlocutori oltre le apparenze. Non tutti, anche se gentili, sorridenti o affabili, hanno a cuore il bene comune. Alcuni agiscono con freddezza, perseguendo obiettivi personali a scapito di tutto e tutti.

“Il tradimento è l’unico crimine che si consuma con il sorriso di chi dice di amarti”, suggeriva Friedrich Nietzsche.

Il nemico più temibile è proprio quello che colpisce alle spalle. E l’uomo peggiore non è colui che inciampa, ma chi calpesta volontariamente pur di ottenere ciò che si è prefissato, anche a costo di perdere sé stesso.

Ma anche di fronte a tutto questo, abbiamo sempre la possibilità di scegliere.

Scegliere da che parte della storia dell’esistenza vogliamo posizionarci. Possiamo decidere se diventare complici dell’inganno sempre e comunque, o spostarci (o restare) con i custodi del buon senso e gli inseguitori della verità; se agire per egoismo o per rispetto, se restare fedeli ai nostri valori o cedere al cinismo.

Alla fine, tutto dipende da noi.

Sempre.